La stravagante idea del Tempo zero
L’Italia del Rugby ha realizzato l’impresa battendo per la prima volta la Francia nel Sei Nazioni. Proprio strano questo sport. Praticato relativamente poco, seguito modestamente durante la routine del campionato, è capace di catturare l’attenzione dell’intero Paese quando scende in campo la Nazionale. È capitato a Milano per l’amichevole Italia- Nuova Zelanda. È riaccaduto a Roma per la prima vittoria nella nostra storia contro i cugini d’Oltralpe. Il bello è che questo sport ha dentro “geneticamente” valori positivi che riesce a trasmettere con una semplicità inversamente proporzionale alla brutalità di una mischia o di altre azioni di gioco. Non è un caso che il terzo tempo sia nato qui. Come ricorderete si è provato ad “esportarlo” in altre discipline , con scarso successo. Tutti d’accordo nel dire che l’idea era buona , ma poi a fare festa insieme dopo ogni partita sono rimasti solo i giganti del Rugby. Per tutti gli altri «bello ma troppo complicato da vivere». Per essere sinceri anche in casa Csi il terzo tempo ha avuto successo a metà. Da un lato non è diventato normalità (come ci auguravamo), dall’altro ha generato splendide iniziative come la “notte dei capitani” o la “giornata dell’accoglienza”. Mi piace l’idea di rilanciare al contrario. Visto che il terzo tempo ha funzionato a metà, riproviamoci con il “tempo zero”. Mi piace immaginare che ci sia, nelle partite Csi, un prepartita completamente diverso dagli altri. E se, ad esempio, nel corso della settimana che precede la gara di campionato allenatori, dirigenti e capitani delle due squadre prendessero l’abitudine di incontrarsi per mangiare una pizza insieme? In fondo si tratta di sei persone in tutto e si può fare. Pensate che bello. Nessuno arriverebbe più al campo incontrando degli sconosciuti. L’accoglienza è un valore importante e fondamentale. Sentirsi accolto è una delle esperienze più belle che può capitare a qualsiasi persona. L’Accoglienza (quella vera) è un investimento che richiede tempo e attenzione. Ecco perché quell’incontrarsi “prima” può diventare il modo più vero per cambiare (in positivo) il clima e il contesto della partita. Ad aprile dedicheremo un week-end al tema dell’accoglienza, lanciando - tra le altre- anche l’idea del tempo zero. Se però qualcuno ha voglia di anticipare i tempi, prendendo il calendario e chiamando la squadra che incontrerà domenica prossima per dirgli: «Ehi, ti va una pizza per conoscerci?», può farlo subito. Non se ne pentirà.